12.04.2011 Progetti

Reverse Logistics: “The key to your after sales success”

Molte aziende al giorno d’oggi, avviano progetti che prendono in considerazione la gestione dei prodotti che hanno raggiunto la fine del loro periodo di utilità. In questa fase del ciclo di vita, i prodotti sono solitamente trattati come rifiuti e smaltiti attraverso le discariche o gli inceneritori, impattando notevolmente sull’ambiente a causa dell’incremento delle emissioni di gas nell’atmosfera e dell’inquinamento del terreno e delle falde d’acqua. Si pone quindi per le aziende il problema di recuperare i prodotti venduti e usati dall’utente finale. L’insieme di tutte le fasi logistiche necessarie al recupero del bene, costituendo un nuovo flusso di prodotti che parte da un punto d’uso e ritorna verso le aziende, viene chiamato Reverse Logistics o Logistica Inversa. L’European Working Group on Reverse Logistics formalizza negli anni 2000 la seguente definizione: “Il processo di pianificazione, implementazione e controllo dei flussi di materiali grezzi, semilavorati e prodotti finiti, dalla produzione, dalla distribuzione o dal punto d’uso al punto di recupero o al punto di raccolta e distribuzione”.

La Reverse Logistics movimenta i prodotti dalla loro naturale destinazione finale a ritroso nella Supply Chain fino al produttore iniziale o ad un nuovo soggetto o luogo della Supply Chain originaria o di un altro network, con l’obiettivo di riguadagnare valore o di garantire la corretta filiera del fine vita. In sintesi le attività di Reverse Logistics sono il recupero e raccolta dei resi, il trasporto, la ricezione e lo smistamento del ritorno. Il prodotto, concluso il suo ciclo di vita, non è più considerato come un rifiuto da smaltire, bensì come un bene che può ancora avere un suo valore e che deve essere opportunamente raccolto e concentrato in centri di trattamento.

 Le motivazioni principali che portano alla generazione di flussi di ritorno sono:

  • Economiche: nel mercato odierno, l’obsolescenza dei prodotti è rapida e la consolidata concezione del prodotto fisico come parte del servizio offerto al cliente rende necessario il riutilizzo dei materiali che lo compongono;
  • Ambientali: le attività di recupero e smaltimento dei prodotti in fase di ritorno riducono l’impatto ambientale generato dai flussi inversi e contribuiscono a una maggiore razionalizzazione delle risorse economiche. Questa è la ragione principale per cui le nuove leggi europee obbligano i produttori a occuparsi del “ritorno” dei bene dal consumatore.

In ogni caso la Reverse Logistics può essere vista come parte dello Sviluppo Sostenibile. Lo Sviluppo Sostenibile viene definito come il “Soddisfare i bisogni del presente senza compromettere le capacità delle generazioni future di soddisfare i loro bisogni”. Si può considerare quindi la Reverse Logistics come quell’insieme di attività aziendali che rendono possibile alla società di usare e ri-usare efficacemente ed efficientemente il valore che è stato introdotto in un prodotto. La presa di coscienza a cui si è assistito nei confronti delle tematiche riguardanti la tutela ambientale ha avuto riflessi sul piano sociale e politico: consumatori e istituzioni stanno esercitando pressioni sulle imprese affinchè diventino loro stesse promotori dello Sviluppo Sostenibile. Negli ultimi anni sono sorte una serie di disposizioni normative con l’intento di responsabilizzare i produttori. Si tratta di normative che rappresentano una base per gli scenari futuri sul tema, dove la Reverse Logistics può risultare strategica nella ricerca dei paradigmi gestionali in grado di coniugare efficienza economica e tutela dell’ambiente.

La gestione della Reverse Logistics presenta un elevato grado di indeterminatezza nel calcolo dei tempi e delle quantità dei ritorni, dovuta all’incerta natura del ciclo di vita del prodotto. I percorsi, come anche i tempi di lavorazione, sono probabilistici e non predeterminati.

Genericamente il processo di Reverse Logistics può essere suddiviso in quattro fasi.

  • Gatekeeping: controllo dei prodotti di ritorno all’entrata in magazzino;
  • Collection: operazione di raggruppamento;
  • Sortation: smistamento per futura destinazione;
  • Disposition: spedizione dei beni in base a quanto stabilito.

Cruciale è cercare di capire perché un prodotto ritorna e prendere decisioni sulla sua destinazione.  Nella scelta della destinazione dei ritorni si presentano diverse alternative. Il prodotto potrebbe essere collocato nuovamente sul mercato attraverso un riconfezionamento, oppure cercando nuove aree di sbocco.

Nella realizzazione di programmi di Reverse Logistics, le considerazioni sulla gestione del processo variano sulla base di elementi diversi a seconda della tipologia del prodotto trattato e in relazione alle caratteristiche dell’impresa stessa. Le performance realizzabili dipendono per la maggior parte dal livello di incertezza del flusso inverso. Nonostante siano molte le variabili in gioco, si possono distinguere quattro aree di valutazione, su cui si deve concentrare l’impresa:

  • Qual è il costo del processo di Reverse Logistics?
  • Quali sono le condizioni in cui avviene l’accreditamento?
  • Quanto tempo è necessario per il controllo e la gestione dei ritorni?
  • Risulta più efficiente gestire il processo in outsourcing?

L’analisi di questi aspetti richiede lo sviluppo e l’integrazione del sistema informativo, nonché l’ausilio di strumenti quali l’Activity-Based Costing e la mappatura del processo. Il miglioramento delle tecnologie per l’identificazione e la tracciabilità dei prodotti può rivelarsi fondamentale per una efficiente organizzazione e un’adeguata pianificazione delle operazioni logistiche.

Il processo di Logistica Inversa viene gestito efficientemente attraverso un sistema informativo efficace e ben integrato. Considerando che un’espansione commerciale dell’azienda e la conseguente consegna di quantità superiori di prodotti porta necessariamente ad un incremento del flusso inverso, ogni azienda deve valutare e saper sfruttare i vantaggi di cui tali “ritorni” sono responsabili, usandoli, ad esempio, come un mezzo per la penetrazione di nuovi mercati.

TORNA SU