27.06.2012 Tecnologia

Predire il moto ondoso per duplicare l’energia raccolta dalle onde

L’energia generata dal moto ondoso potrebbe essere duplicata utilizzando nuovi metodi di previsione della potenza delle onde in arrivo. Una ricerca condotta dall’Università di Exter, pubblicata sull’autorevole rivista Renewable Energy, potrebbe spianare la via per un nuovo modo di raccogliere l’energia marina, e renderla maggiormente utilizzabile.

Lo studio è stato portato avanti da un team composto da matematici ed ingegneri della Università di Exeter e della Università di Tel Aviv. Gli scienziati hanno determinato un metodo capace di prevedere esattamente la potenza di un’onda in arrivo, un’informazione che renderebbe la tecnologia di estrazione energetica del moto ondoso molto più efficiente.

Allo stato attuale, infatti, le tecnologie in grado di convertire l’energia marina sono relativamente immature, se confrontate con altre fonti energetiche rinnovabili, e non sono ancora commercialmente competitive senza meccanismi di incentivazione. Nonostante siano stati fatti molti progressi negli ultimi anni, rimangono due principali ostacoli allo sviluppo e alla diffusione di queste tecnologie: la necessità di prevenire il danneggiamento dei dispositivi causato da condizioni di mareggiate eccessive, e l’esigenza di migliorare l’efficienza del meccanismo di estrazione di energia dalle onde. La ricerca appena pubblicata intende risolvere entrambi i problemi grazie appunto alla capacità di prevedere il moto ondoso. Lo studio è focalizzato sull’impiego dei cosiddetti wave-point-absorbers, comuni dispositivi galleggianti provvisti di parti mobili, in grado di raccogliere e sfruttare l’energia meccanica del moto ondoso. È risaputo infatti che l’impiego dei wave-point-adsorber sarebbe molto più efficiente in termini di energia raccolta se la loro risposta fosse strettamente collegata alla forza delle onde in arrivo; tuttavia, questo è il primo studio in cui si fa il punto sul metodo con cui incrementare praticamente  l’efficienza di questi dispositivi attraverso un sistema di previsione e controllo. Il team di ricerca ha escogitato infatti un sistema di controllo interno al dispositivo, il quale lo mette nelle condizioni di estrarre il massimo apporto di energia dall’onda imminente, e allo stesso tempo di preservare la propria struttura interna in caso di condizioni di energia eccessiva. Un dispositivo equipaggiato con questo sistema di predizione delle onde è quindi in grado di spegnersi autonomamente in condizioni di tempesta, e contemporaneamente di ottimizzare la raccolta di energia in condizioni di moto ondoso regolare.

Secondo l’autore principale della ricerca, il Dr Guang Li dell’Università di Exeter, questo sistema potrebbe permettere alla tecnologia di fare quel salto di qualità tanto atteso, che la renderebbe competitiva non solo con le altre fonti energetiche rinnovabili, ma addirittura con le fonti di approvvigionamento energetico  tradizionali. Ora i ricercatori non aspettano altro che testare il dispositivo sui grandi parchi di raccolta dell’energia marina del Regno Unito, in modo da verificarne l’effettiva applicabilità su larga scala.

Fonte: ScienceDaily

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